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“Marco Berlanda – Paolo Dolzan” Palazzo Trentini, Trento

“Marco Berlanda – Paolo Dolzan” – Palazzo Trentini, sede della Presidenza del Consiglio Provincia Autonoma di Trento, 27 novembre 2015 – 9 gennaio 2016.

L’iniziativa artistica propone un inedito confronto fra due delle personalità più significative del panorama artistico locale, Marco Berlanda e Paolo Dolzan, la cui attività ha avuto il merito di superare il regionalismo che spesso contraddistingue l’operato di molti artisti, riscuotendo interesse e visibilità sia a livello nazionale che internazionale.

Marco Berlanda è nato a Trento, dove tuttora risiede, nel 1932. Fin da bambino manifesta un notevole interesse per la pittura e il disegno. Autodidatta può dedicarsi con assiduità all’arte solo in età matura, dal 1975, quando comincia ad entrare in contatto con diverse Associazioni come il Gruppo "Studio Arti Visuali" di Trento, il Gruppo "La Cerchia" - Artisti Trentini ed il Gruppo U.C.A.I., sempre di Trento.

Tra le numerose sue partecipazioni a Mostre personali e collettive merita segnalare quella alla "Internationale Künstlerborse” di Francoforte nel 1984, la presenza alla rassegna "El encuentro de dos mundos" dell'Estado de Sonora in Messico nel 1992 e la mostra personale tenuta a Parigi nel 2012. Per due volte gli viene conferito il "Premio Nazionale Naïf" di Luzzara, fondato da Cesare Zavattini.

Paolo Dolzan nasce a Mezzolombardo nel 1974. Intraprende gli studi artistici frequentando l'Istituto Statale d'Arte "A. Vittoria" di Trento. Nel 1998 si diploma in pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Venezia, allievo di Carlo Di Raco. Nel marzo 2004 fonda l'associazione Spazio27 a Trento, nell'ottica di promuovere il confronto e l'interscambio culturale tra gli artisti. Nel corso di questa esperienza, ha modo di intrecciare numerosi rapporti di collaborazione con intellettuali e artisti, in Italia e all'estero. Dolzan è insegnante di Storia dell'Arte e Disegno presso l'Istituto di Istruzione Superiore di Tione. Ha tenuto mostre collettive e personali sia in Italia che all’estero (Germania, Cina, Stati Uniti). Nel 2015 ha acquisito una proprietà presso Wölkisch in Germania, col fine di realizzare un centro d’arte volto alla promozione e diffusione di eventi artistici che spaziano dall’arte al teatro.

Pur appartenendo a due generazioni assai distanti l’una dall’altra, l’opera dei due artisti presenta analogie importanti: una deformazione spesso esasperata dell’immagine di chiara estrazione espressionista; la vicinanza alla poetica dell’art brut; un tratto grafico convulso corrosivo e una profonda ed insistita meditazione sulla figura come punto cardinale di ogni composizione.

Nel dettaglio, è possibile individuare dei veri e propri leit motiv comuni ad entrambi gli artisti, elementi sui quali si baserà l’intera esposizione, in un incessante confronto di generi e tematiche che andremo brevemente ad illustrare.

Il ritratto vero o immaginario appare come una costante sia nella produzione di Berlanda che in quella di Dolzan. Tuttavia, se nel primo il ritratto scaturisce dal bisogno di fissare il viso di familiari o amici, quasi per trattenere nella propria memoria i lineamenti di chi gli sta attorno, in una sorta di diario sentimentale, nel secondo prevale la tendenza iconoclasta, anticlassica, volta a decostruire il volto del soggetto per ricostruirlo, poi, in una lenta e progressiva affermazione dell’orrifico. La tendenza a de-comporre è testimoniata in Dolzan anche da una serie di sculture in materiali compositi che troveranno collocazione all’interno del percorso espositivo.

Altro punto di contatto tra i due è una sorta di tensione mistica che li porta inevitabilmente a confrontarsi con il tema del sacro, pervenendo, come è facile intuire, ad esiti molto diversi l’uno dall’altro: Berlanda si accosta al tema religioso da credente, da persona di animo semplice che coglie, nel mistero del sacro, tutta la grandezza del messaggio evangelico e l’unicità della condizione umana; Dolzan, al contrario, dimostra un’attrazione, al limite dell’ossessione, verso gli aspetti più efferati e drammatici della religiosità, cristiana e pagana, soffermandosi su temi quali il martirio e la crocifissione.

Berlanda si è fatto conoscere per il suo stile immediato e primitivo; le due componenti, immediatezza e primitivismo, emergono in maniera evidente nell’imponente serie di paesaggi realizzati dall’artista nel corso della sua carriera: scorci della propria città, dei suoi sobborghi, di paesini di montagna e, più recentemente, grazie anche ai suoi numerosi viaggi, vedute di grandi metropoli come nel caso del ciclo di quadri dedicati a Notre-Dame a Parigi. Se in Berlanda incontriamo, però, un paesaggio plasmato dall’uomo, in Dolzan esso diviene metafora dell’animo umano e ne adotta tutte le sfumatura: avremo, quindi, visioni di una natura minacciosa, iperborea, dove il principio antropico, pur non rinunciando ai propri tratti distintivi, cede il passo al suo lato più ferino, selvatico.

Una sezione della mostra sarà, infine, riservata alla produzione grafica dei due pittori, per i quali l’incisione diretta (la puntasecca per Berlanda e la xilografia per Dolzan), senza cioè l’utilizzo di un medium acido, diviene un mezzo espressivo efficace per approfondire taluni aspetti del contingente che la pittura da sola non riesce a sondare.



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